Fonte: Viaggi del Corriere
Chincaglierie cinesi e vetri tutti uguali? Malgrado i guasti del mercato globale, Venezia non è tutta così. Ci sono ancora botteghe antiquarie, maestri vetrai, artigiani del tessuto che incantano come ai tempi di Marco Polo. Solo in città si contano 61 antiquari, oltre 200 vetrerie e 30 laboratori con preziosi velluti e tessuti con filati d’oro e argento.
In calle larga XXII Marzo, da Venetia Studium (San Marco 2025, tel. 041.52.36.953), si respira l’atmosfera Belle Époque raccontata da Gabriele D’Annunzio nel romanzo Il Fuoco. Magnifiche le lampade Fortuny, con disegni primi Novecento: il Cesendello, realizzato nei laboratori di Cannaregio e Madonna dell’Orto, ha una struttura spiraliforme e ricorda la torsione dei turbanti islamici. Una cascata di sete, damaschi e altre stoffe annuncia la vetrina dell’ Antica Tessitura Bevilacqua (campo Santa Maria del Giglio, San Marco 2520, tel. 041.24.10.662) con arazzi, cuscini e velluti realizzati su telai in legno del Settecento. Un campo più in là, in San Maurizio, Trois (San Marco 2666, tel. 041.52.22.905) è un indirizzo storico dove acquistare tessuti dell’ Antico Cotonificio Veneziano, stampati a mano, per tappezzerie, poltrone, divani.
Chi approda in Laguna non se va senza aver curiosato nelle gallerie antiquarie. La scelta è vastissima, dai vetri firmati anni Cinquanta ai mobili rococò. Si comincia dalla Kleine Galerie (San Marco 2972, calle delle Botteghe, tel. 041.52.22.177) dove Claudio Gorini offre libri rari, dipinti e stampe dal Quattrocento in poi. Non lontano, la Galleria Ca’ Rezzonico, a Palazzo Contarini (Dorsoduro 2793, tel. 041.52.80.035), sul Canal Grande, è specializzata in arte veneziana dal Cinquecento al Novecento: porcellane, quadri, lampadari come quelli di Napoleone Martinuzzi, primo designer moderno del vetro. Passato il sottoportego del Casin dei Nobili c’è Canestrelli (calle de la Toletta, Dorsoduro 1173, tel. 041.27.70.617), bottega antiquaria apprezzata per gli specchi convessi ispirati alla tradizione dei dipinti fiamminghi: hanno fama di portare fortuna e per questo non mancano mai nelle case dei veneziani doc. In calle Lunga San Barnaba Fujiyama, sala da té con giardino interno di gelsomini e glicini (tel. 041.72.41.042), è a pochi passi da Francesco Trevisin, l’ultimo liutaio rimasto a Venezia.
Oltre ai celeberrimi Venini e Barovier, i collezionisti possono acquistare tanti vetri prodotti da bravi artigiani. Bruno Amadi (calle dei Saoneri, San Polo 2747, tel. 041.52.38.089) è abilissimo nel lavorare a lume forme del fantastico mondo sommerso: meduse, sardelle, lucci, tinche, rombi. Da Paropàmiso (Frezzeria, San Marco 1701, tel. 041.52.27.120) si fa incetta di conterie, le antiche perline in pasta di vetro. A Cannaregio, la Fiaschetteria Toscana è ora un ottimo ristorante di cucina veneziana. Da non perdere la frittura della Serenissima, con pesci e verdure (San Giovanni Grisostomo 5719, Cannaregio, tel. 041.52.85.281).
Per la notte si va alla Giudecca dove le architetture industriali sono ora laboratori e loft di artisti. Si prenota il nuovissimo Molino Stucky Hilton (tel. 041.27.23.311, doppia b&b da 295 €), 380 stanze negli spazi neogotici di laterizi rossi e si cena da Mistrà, ristorante di pesce (Giudecca 211f, tel. 041.52.20.74).